
Quei pochi vanti che avevamo nei confronti di altre nazioni non li abbiamo mai coltivati a sufficienza, lasciandoli appassire lentamente: qualcuno mi ricorda come in più occasioni abbia menzionato il mancato sfruttamento del potenziale turistico ed artistico italiano. Non rinnego questa mia constatazione, tuttavia soffermiamoci a riflettere su come è strutturato questo potenziale inespresso: migliaia di alberghi, pensioni, residence ormai fatiscenti, la maggior parte a conduzione familiare, risalenti, assieme all’arredamento, a oltre trent’anni fa. Per non parlare delle logiche campanilistiche di attrazione ed accoglienza turistica di enti locali, aziende di soggiorno ed associazioni di albergatori che competono una con l’altra. Piuttosto che fare sistema tra di loro preferiscono perdere il cliente: è la logica dell’orto di casa, quello che è mio non lo condivido con nessuno. Purtroppo manca un disegno di regia unitaria che dia l’imprimatur ad una svolta gestionale e direzionale degna del paese che “in teoria” vanta il maggior appeal turistico ed artistico del mondo. Per questo motivo a guidare il Ministero del Turismo ci dovrebbe essere un “dream team” costituito dai migliori marketing manager del mondo, e non una ex valletta di periferia dalle discutibili competenze professionali ed imprenditoriali.
Qualcuno mi scrive confidando molto presto in una rivoluzione, magari in una rivoluzione culturale per cambiare definitivamente il destino di lento e progressivo impoverimento del paese, che ormai vive solo grazie alle montagne di risparmio accantonato e al mercato sommerso dell’evasione fiscale. Ma chi dovrebbe farla questa rivoluzione ? Le forze giovanili attuali ? Prima mi viene da piangere e dopo da ridere: intere generazioni di ragazzi italiani buoni purtroppo a nulla, senza spirito di sacrificio e con professionalità inesistente, tutto questo grazie a scuole superiori e laureifici (leggasi università di stato) attrezzati per elargire una qualche sorta di riconoscimento accademico o suo surrogato. Le lauree italiane (al pari dei diplomi) non servono ormai più a nulla in quanto è cessata da quasi vent’anni la funzione sociale per cui sono state concepite ovvero fare selezione, individuare i più promettenti, scartare gli inetti e bocciare gli incapaci. Care mamme evitate di scrivermi dicendo che vostro figlio è un genio e che sono esagerato: fate così mandatelo a lavorare all’estero, vediamo chi ve lo assume per una mansione dirigenziale. La formazione accademica italiana era tra le migliori (forse la migliore al mondo) fino a 20/25 anni fa, poi lentamente questo primato ci è stato sottratto per l’incapacità di aggiornare il modello scolastico e soprattutto per la lentezza di ammodernizzarsi dell’intero paese. Sicuramente qualcuno che vale esiste (purtroppo sono veramente molto pochi), ma vale per un qualche dono di natura, non certo per quello che le istituzioni scolastiche ed accademiche gli hanno insegnato.
Tra vent’anni in Italia ci scontreremo con un’altra triste realtà, quella di non essere più a casa nostra: grazie infatti ad un liberismo sfrenato alle frontiere, saranno infatti in maggioranza numerica tutte le altre etnie che abbiamo fatto entrare senza tante riflessioni, con un aumento della conflittualità sociale che ora non immaginiamo nemmeno. Aumentano in continuazione invece i paesi occidentali che stanno facendo l’impossibile per far rimpatriare le ondate di immigrazione degli anni precedenti, proponendo addirittura bonus economici a chi se ne ritorna da dove è venuto. Ovunque (persino a Malta), tranne in Italia, ci si rende conto dei disagi e danni economici che hanno provocato gli extracomunitari (abbassamento dei livelli salariali, criminalità per le strade, intolleranza nei confronti della cultura ospitante, prostituzione, disagio e tensione sociale con gli autoctoni). Noi italiani invece per evitare di offendere la sensibilità di qualche attivista per l’integrazione razziale stiamo serenamente lasciando che questa diventi la casa di qualcun’altro. Per le conseguenze che ci aspettano, la gestione dei flussi migratori dovrebbe essere una priorità nazionale. In qualsiasi città italiana andiate vi rendete conto voi stessi di un dato oggettivo: queste persone non solo non si sono integrate, ma nemmeno lo vogliono, ogni etnia infatti si è autoghettizzata per conto proprio (dai cinesi ai nordafricani, ogni comunità vive con le sue regole, fregandosesene del paese che la ospita.
Datemi retta vendete tutto quello che ha senso vendere e accaparratevi quel poco di buono che ancora rimane dell’Italia: tra quindici anni ci chiederemo come sia potuto accadere, come sia stato possibile lasciar marcire il paese fino a qualche anno fa invidiato da tutti. Se qualcuno di voi spera in qualcosa, allora deve sperare che arrivi, emerga o si imponga un nuovo Lorenzo Il Magnifico, una personalità giovane, visionaria, intraprendente, scomoda per l’attuale establishment industriale e politico, che abbia la capacità di rinnovare il paese, e stravolgere la sua popolazione, proprio come fece allora Lorenzo Dè Medici riformando completamente tutte le istituzioni statali dell’epoca e risolvendo le rivalità e le problematiche dei grandi gruppi di potere, assicurando al tempo stesso un periodo di equilibrio, crescita, stabilità e slancio per tutta la penisola. Tuttavia fin tanto che da quasi vent’anni in Italia continuano ad alternarsi a livello politico e mediatico sempre gli stessi attori (da Berlusconi a D’Alema, da Montezemolo a Tatò, da Pippo Baudo a Raffaella Carrà), il problema non sarà tanto come cambiare il paese, ma come cambiare gli italiani, ormai assopiti ed addormentati proprio come recitava il poeta Ugo Foscolo: e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.
Qualcuno mi scrive confidando molto presto in una rivoluzione, magari in una rivoluzione culturale per cambiare definitivamente il destino di lento e progressivo impoverimento del paese, che ormai vive solo grazie alle montagne di risparmio accantonato e al mercato sommerso dell’evasione fiscale. Ma chi dovrebbe farla questa rivoluzione ? Le forze giovanili attuali ? Prima mi viene da piangere e dopo da ridere: intere generazioni di ragazzi italiani buoni purtroppo a nulla, senza spirito di sacrificio e con professionalità inesistente, tutto questo grazie a scuole superiori e laureifici (leggasi università di stato) attrezzati per elargire una qualche sorta di riconoscimento accademico o suo surrogato. Le lauree italiane (al pari dei diplomi) non servono ormai più a nulla in quanto è cessata da quasi vent’anni la funzione sociale per cui sono state concepite ovvero fare selezione, individuare i più promettenti, scartare gli inetti e bocciare gli incapaci. Care mamme evitate di scrivermi dicendo che vostro figlio è un genio e che sono esagerato: fate così mandatelo a lavorare all’estero, vediamo chi ve lo assume per una mansione dirigenziale. La formazione accademica italiana era tra le migliori (forse la migliore al mondo) fino a 20/25 anni fa, poi lentamente questo primato ci è stato sottratto per l’incapacità di aggiornare il modello scolastico e soprattutto per la lentezza di ammodernizzarsi dell’intero paese. Sicuramente qualcuno che vale esiste (purtroppo sono veramente molto pochi), ma vale per un qualche dono di natura, non certo per quello che le istituzioni scolastiche ed accademiche gli hanno insegnato.
Tra vent’anni in Italia ci scontreremo con un’altra triste realtà, quella di non essere più a casa nostra: grazie infatti ad un liberismo sfrenato alle frontiere, saranno infatti in maggioranza numerica tutte le altre etnie che abbiamo fatto entrare senza tante riflessioni, con un aumento della conflittualità sociale che ora non immaginiamo nemmeno. Aumentano in continuazione invece i paesi occidentali che stanno facendo l’impossibile per far rimpatriare le ondate di immigrazione degli anni precedenti, proponendo addirittura bonus economici a chi se ne ritorna da dove è venuto. Ovunque (persino a Malta), tranne in Italia, ci si rende conto dei disagi e danni economici che hanno provocato gli extracomunitari (abbassamento dei livelli salariali, criminalità per le strade, intolleranza nei confronti della cultura ospitante, prostituzione, disagio e tensione sociale con gli autoctoni). Noi italiani invece per evitare di offendere la sensibilità di qualche attivista per l’integrazione razziale stiamo serenamente lasciando che questa diventi la casa di qualcun’altro. Per le conseguenze che ci aspettano, la gestione dei flussi migratori dovrebbe essere una priorità nazionale. In qualsiasi città italiana andiate vi rendete conto voi stessi di un dato oggettivo: queste persone non solo non si sono integrate, ma nemmeno lo vogliono, ogni etnia infatti si è autoghettizzata per conto proprio (dai cinesi ai nordafricani, ogni comunità vive con le sue regole, fregandosesene del paese che la ospita.
Datemi retta vendete tutto quello che ha senso vendere e accaparratevi quel poco di buono che ancora rimane dell’Italia: tra quindici anni ci chiederemo come sia potuto accadere, come sia stato possibile lasciar marcire il paese fino a qualche anno fa invidiato da tutti. Se qualcuno di voi spera in qualcosa, allora deve sperare che arrivi, emerga o si imponga un nuovo Lorenzo Il Magnifico, una personalità giovane, visionaria, intraprendente, scomoda per l’attuale establishment industriale e politico, che abbia la capacità di rinnovare il paese, e stravolgere la sua popolazione, proprio come fece allora Lorenzo Dè Medici riformando completamente tutte le istituzioni statali dell’epoca e risolvendo le rivalità e le problematiche dei grandi gruppi di potere, assicurando al tempo stesso un periodo di equilibrio, crescita, stabilità e slancio per tutta la penisola. Tuttavia fin tanto che da quasi vent’anni in Italia continuano ad alternarsi a livello politico e mediatico sempre gli stessi attori (da Berlusconi a D’Alema, da Montezemolo a Tatò, da Pippo Baudo a Raffaella Carrà), il problema non sarà tanto come cambiare il paese, ma come cambiare gli italiani, ormai assopiti ed addormentati proprio come recitava il poeta Ugo Foscolo: e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.
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